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    Le Certificazioni

    Di seguito riporteremo tutti i maggiori marchi di garanzia e qualita' certificati. VQPRD sta ad indicare "vino di qualità prodotto in regione determinata", nel senso che la zona di origine della raccolta delle uve per la produzione di quel determinato vino è delimitata da una zona prestabilita dai singoli disciplinari. Questa tipologia di vini, comprendente sia le DOC sia le DOCG, offre almeno due importanti garanzie: la certezza della buona qualità e l'origine. Questa certificazione, infatti, viene attribuita a vini le cui caratteristiche dipendono essenzialmente dai vigneti e dalle condizioni naturali dell'ambiente.

    I vini D.O.C.(Denominazione di Origine Controllata)

    E'l'acronimo di Denominazione di Origine Controllata; appartengono a questa categoria i vini in cui la zona di origine della raccolta delle uve per la produzione del medesimo vino è in sostanza delimitata come prevedono i disciplinari di produzione. Per la legislazione UE in vigore esso rientra nella categoria più ampia dei V.Q.P.R.D. Il disciplinare per i vini DOC Il disciplinare definisce per ogni vino DOC le seguenti caratteristiche: – le zone geografiche di produzione; – i vitigni; – la tipologia del terreno di coltivazione dell'uva; – la resa dell'uva in vino (per evitare un eccessivo sfruttamento della vite); – le tecnologie di produzione e di invecchiamento; – le caratteristiche del prodotto finito (acidità, estratto secco, gradazione alcolica minima, peculiarità organolettiche) – le eventuali qualificazioni del vino al momento della commercializzazione. Alcuni vini DOC possono riportare in etichetta alcune indicazioni aggiuntive: – indicazione "classico" per i vini prodotti nella zona di più antica tradizione (nell'ambito del territorio delimitato dal disciplinare); – indicazione "riserva" per alcuni vini sottoposti ad un invecchiamento più lungo del normale; – indicazione "superiore" per vini con caratteristiche migliori (grazie al buon andamento climatico dell'annata che ha permesso di raggiungere una concentrazione zuccherina più alta e quindi una maggiore gradazione alcolica).

    I vini D.O.C.G.(Denominazione di Origine Controllata e Garantita)

    D.O.C.G. è l'acronimo del nome di "Denominazione di Origine Controllata e Garantita" e si attribuisce a quei vini aventi già la D.O.C, che oltre ad avere speciali pregi organolettici, abbiano acquisito una particolare fama. Per la legislazione UE in vigore questa denominazione rientra nella categoria più ampia dei V.Q.P.R.D. Il disciplinare per i vini DOCG La DOCG è la massima qualificazione prevista e, oltre a rispettare tutti i parametri stabiliti dal disciplinare per i DOC, i vini DOCG sono sottoposti ad un secondo esame da parte di enologi ed enotecnici durante l'imbottigliamento (mentre per la DOC i controlli sono effettuati ogni 3 anni). Superata la prova vengono rilasciati al produttore speciali sigilli in filigrana, stampati dall'Istituto Poligrafico dello Stato e rilasciati dalla Camera di Commercio o dal Consorzio di Tutela agli imbottigliatori, in numero limitato secondo il quantitativo di ettolitri prodotto, da porre su ogni bottiglia. Nel caso dei liquori i sigilli sono apposti sul tappo, in modo tale che non si possa aprire senza danneggiarsi e quindi da rompere solo al momento della stappatura. Nel caso dei vini, invece, il sigillo è posto sul collo della bottiglia. Procedure per il riconoscimento della DOC e DOCG La normativa comunitaria e nazionale prevede che per usufruire della Denominazione di Origine Controllata dei vini, i produttori devono fare richiesta alla regione di appartenenza per gli accertamenti chimico-fisici ed organolettici di cui al Regolamento CEE n.823/87, corredata di una relazione tecnica che illustri i fattori naturali ed i fattori umani che caratterizzano quel vino. Per fattori naturali si intendono zona di produzione, natura dei terreni, esposizione e vitigno, mentre quelli umani sono rappresentati dai sistemi di allevamento, potatura, vinificazione ed invecchiamento. Gli esami analitici ed organolettici devono essere effettuati per tutte le partite di vino atte a divenire DOC, DOCG. Ne consegue che il superamento dell'esame chimico-fisico ed organolettico è il presupposto indispensabile ed obbligatorio per qualificare con la Denominazione di Origine Controllata o con la Denominazione di Origine Controllata e Garantita le relative partite di vino. Se gli organi tecnici della Regione esprimono parere favorevole, la domanda viene trasmessa al Ministero delle Politiche Agricole e Forestali ed infine uno speciale Decreto del Presidente della repubblica riconosce la DOC e ne sancisce il disciplinare di produzione, che sarà pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. Tutte le Doc e le Docg italiane con schede di approfondimento per le maggiori denominazioni. Inoltre, una scheda analitica presenta ogni singola regione attraverso cenni storici ed una panoramica sui vini ed i vitigni maggiormente utilizzati.

    Toscana

    E' da una testimonianza di Plinio il Vecchio che si fa risalire la coltivazione della vite in Toscana, quindi ancora prima di Etruschi e Greci. Infatti lo storico racconta come ai suoi tempi si potesse ancora vedere a Populonia una statua di Giove ricavata da un unico tronco di vite e sapendo quanti anni ci vogliono per potere avere una pianta di dimensioni ragguardevoli quanto quella doveva esserlo, capiamo che la vite era presente in quei luoghi da molto tempo. L'uva ha sempre avuto un importanza notevole in Toscana infatti è dal XVI secolo che i rossi di Montepulciano e le Vernacce di San Gimignano furono considerati "fra i vini nobili d'Italia". Nel 1716 il Granduca di Toscana delimita i primi territori ed è come se costituisse le prime DOC, Chianti, Pomino, Carmignano e Valdarno. Ma la vera rivoluzione si avrà con Bettino Ricasoli attorno al 1870 dopo che subentrò a Cavour come Presidente del Consiglio (lo stesso Cavour che aveva dato inizio ai vini di qualità in Piemonte), che avendo una proprietà nel Chianti, il Castello Brolio, volle fare chiarezza sulla produzione di vini della zona e diede inizio al primo disciplinare del Chianti. La Toscana, con il Piemonte è la regione dove si hanno i vini di maggior pregio e la si può per certi versi confrontare a quello che in Francia è la zona di Bordeaux per lo meno su tre punti. Entrambe le zone sono bagnate dal mare, i terreni sono permeabili e il cabernet sauvignon dà dei notevoli risultati. La Toscana ha il 65% del territorio collinare e tutti conosciamo i bellissimi paesaggi che si possono incontrare visitandola. Il clima è temperato con notevoli zone di diversità fra le varie aree. Le precipitazioni sono numerose ma concentrate nei mesi primaverili e autunnali. Le zone più caratteristiche dal punto di vista vitivinicolo sono quelle che si trovano a sud di Firenze, cioè la zona del Chianti e del Chianti Classico, scendendo ancora, a sud di Siena la zona di Montalcino e un poco più a est Montepulciano. Per ultima (in ordine di tempo) da ricordare la zona di Bolgheri che si trova nella prima collina vicino al mare tra Livorno e Grosseto divenuta famosa negli ultimi anni per grandi vini IGT tra cui il Sassicaia, solo per citarne uno. I vitigni a bacca nera più utilizzati sono sangiovese, cabernet sauvignon, merlot e i locali canaiolo, colorino e ciliegiolo. Tra i vitigni a bacca bianca invece vernaccia di San Gimignano, malvasia bianca, trebbiano toscano. Da ricordare che la Toscana è la patria del Vin Santo prodotto da uve trebbiano e malvasia bianca ma possiamo trovare anche un ottimo Vin Santo occhio di pernice prodotto da uve sangiovese e malvasia nera.

    Le Docg della regione Toscana

    Brunello di Montalcino, Carmignano, Chianti, Chianti Classico, Morellino di Scansano (recentemente passata a Docg, in allestimento), Vernaccia di S. Gimignano, Vino Nobile di Montepulciano. Le Doc della regione Toscana Ansonica Costa dell'Argentario, Barco Reale di Carmignano, Bianco della Valdinievole, Bianco dell'Empolese, Bianco di Pitigliano, Bianco Pisano di S.Torpè, Bolgheri, Candia dei Colli Apuani, Colli dell'Etruria Centrale, Colli di Luni, Colline Lucchesi, Cortona, Isola d'Elba, Montecarlo, Montecucco, Monteregio di Massa Marittima, Montescudaio, Moscadello di Montalcino, Orcia, Parrina, Pietraviva, Pomino, Rosso di Montalcino, Rosso di Montepulciano, San Gimignano, Sant'Antimo, Sovana, Terratico di Bibbona, Val d'Arbia, Valdichiana, Val di Cornia, Vin Santo del Chianti, Vin Santo del Chianti Classico, Vin Santo di Montepulciano.

    I vini I.G.T.(Indicazione Geografica Tipica)

    E' la sigla di "Indicazione Geografica Tipica" ed rappresenta una zona di produzione molto ampia: essa qualifica infatti i vini da tavola provenienti da grandi regioni vitivinicole. Al nome designato si può aggiungere il colore dei vini ed il nome dei vitigni. L 'IGT non può utilizzare il nome di regioni o zone utilizzate per le DOCG o le DOC. Il vitigno può essere menzionato unicamente quando la zona vitivinicola è di dimensioni significative. Per esempio IGT "provincia di Verona" garantisce il vino deriva da uve coltivate per l'85% in tale regione; inoltre l'eventuale indicazione del vitigno in etichetta (es. Molinaro) garantisce che quel vino è stato ottenuto almeno per l'85% dal suddetto vitigno. L' I.G.T corrisponde ad un vino tipico ed è riconosciuto come tale dall'U E. I vini da tavola, delle tre categorie sopra citate quella di minor pregio è costituita dai vini da tavola, già noti negli anni passati come "vini da pasto". Si tratta di vini comuni, prodotti con uve bianche o rosse provenienti da vitigni diversi, e sottoposti a controlli meno severi di quelli che regolano i "vini di qualità". Possono essere venduti anche con nomi di fantasia o con il marchio del produttore. Per distinguere i prodotti migliori anche in questa categoria di vini, sono state introdotte le denominazioni IGT, mentre i vini da tavola senza indicazione geografica possono essere il frutto di di "tagli" fatti miscelando svariati vini di qualunque zona.

    D.O.P.(Denominazione di Origine Protetta)

    La DOP nasce (insieme alla IGP) nel 1992 grazie al Regolamento CEE 2081/92 della Comunità Europea, ed è valida solamente per i prodotti agroalimentari (vini e bevande alcoliche esclusi). È quella che impone le norme più stringenti in assoluto, e quindi è quella che garantisce più di tutte il consumatore, almeno riguardo ad alcune caratteristiche del prodotto che vedremo in seguito. La D.O.P. offre garanzie su diversi livelli del processo produttivo: origine, provenienza delle materie prime, localizzazione e tradizionalità del processo produttivo. I prodotti certificati DOP offrono infatti: 1) Serietà, in quanto sono prodotti regolamentati da leggi italiane e comunitarie; 2) Tracciabilità, poiché i prodotti provengono da una zona geografica delimitata; 3) Legame con il territorio, poiché i prodotti sono ottenuti attraverso metodi tradizionali, presentano peculiari caratteristiche dovute ad un intimo legame tra il prodotto ed un territorio con caratteristiche geologiche, agronomiche e climatiche inimitabili; 4) Tipicità ovvero rispetto del metodo di produzione tradizionale e dei metodi di fabbricazione che preservano la tipicità del prodotto; Per poter ricevere l'appellativo devono sussistere due condizioni irrinunciabili, specificate dall'articolo 2 di tale regolamento: 1) Le particolari qualità e caratteristiche del prodotto devono essere dovute, esclusivamente o essenzialmente, all'ambiente geografico del luogo d'origine. Per "ambiente geografico" la legge intende non solo i fattori naturali ma anche quelli umani, quindi le conoscenze e le tecniche locali. Una esemplificazione di ciò è la Mozzarella di Bufala Campana, dove gli strumenti utilizzati, l'abillità e l'esperienza dell'operatore, i tempi, le modalità operative, hanno potuto creare un prodotto davvero unico. 2) La produzione delle materie prime e la loro trasformazione fino al prodotto finito devono essere effettuate nella regione delimitata di cui il prodotto porta il nome. In altre parole: un formaggio DOP deve essere fatto con latte di vacche allevate in zona, così come un salume DOP deve essere ricavato dai suini locali. La tracciabilità di un prodotto DOP, ovvero la garanzia riguardo il luogo di provenienza e di trasformazione delle materie prime è la caratteristica più importante poiché colma una lacuna della legislazione italiana che non impone di indicare la provenienza degli ingredienti di qualunque prodotto. Acquistando un prodotto DOP siamo certi riguardo la provenienza degli ingredienti che lo compongono: questa informazione è importante per quei prodotti le cui qualità sono, per un motivo o per l'altro, sensibili a questo fattore, come l'olio extravergine di oliva. Ogni prodotto DOP, per diventare tale, deve rispettare un disciplinare di produzione che vincola tutte le fasi della produzione e della trasformazione. Generalmente tutti i prodotti DOP hanno un consorzio di tutela, ovvero un organismo composti da produttori e/o trasformatori aventi come scopo la tutela, la promozione e la valorizzazione dello stesso. Essi hanno anche un ruolo di informazione al consumatore e di vigilanza sulle produzioni. Salvaguardano inoltre il prodotto da abusi, atti di concorrenza sleale, contraffazioni ed uso improprio della denominazione.

    I.G.P.(Indicazione Geografica Protetta)

    La certificazione IGP è la "sorella minore" della DOP, poiché prevede norme molto meno stringenti rispetto a quest'ultima, che si concretano in un legame con il territorio molto più blando e con disciplinari di produzione molto più flessibili. Questa certificazione è molto meno utile rispetto alla DOP poiché, di fatto, nessuna caratteristica importante del prodotto è garantita al 100%. Tuttavia, anche la IGP ha una certa importanza se considerata con cognizione di causa. Per potersi fregiare di questo titolo un prodotto deve avere le seguenti caratteristiche. 1) Essere originario di tale regione; 2) Una determinata qualità, la reputazione o un'altra caratteristica possa essere attribuita all'origine geografica; 3) La produzione e/o trasformazione e/o elaborazione devono avvenire nell'area geografica determinata; Differenze con la DOP Le differenze riguardano i punti 2) e 3) in quanto mentre la DOP deve avere un forte legame con il territorio, la IGP ne impone uno più blando: è sufficiente che UNA determinata qualità (e non la qualità in toto dell'alimento) sia attribuibile all'origine geografica. Al punto 3) troviamo la differenza più importante tra i prodotti DOP e IGP, che rende quest'ultima molto meno efficace per quanto riguarda le garanzie che offre ai consumatori. Infatti nulla ci garantisce riguardo la provenienza delle materie prime, in quanto per ottenere la certificazione è sufficiente che il prodotto venga trasformato o elaborato nell'area interessata. Quindi la certificazione da sola non basta per garantire l'origine delle materie prime, ma occorre conoscere le caratteristiche del singolo prodotto certificato. Per esempio, le nocciole del Piemonte IGP provengono dall'area geografica determinata (questa caratteristica è imposta dal disciplinare di produzione) e non richiedono una particolare lavorazione: in questo caso l'IGP ne certifica la provenienza. In altri casi questo non avviene, è il caso di un prosciutto che beneficia di una certa fama ed è elaborato in una zona geografica precisa secondo metodi locali, ma con una materia prima proveniente da un'altra regione. La IGP, quindi, va integrata con conoscenze specifiche riguardo il prodotto in questione. Uno degli obiettivi più importanti della nascita delle certificazioni di qualità è quello di garantire il consumatore che l'alimento che sta acquistando è stato prodotto secondo standard qualititativi di un certo tipo. Viene da chiedersi se questo obiettivo è stato raggiunto, e in che misura. A nostro parere è importante conoscere le certificazioni per poter stabilire il giusto peso da dare ad esse nella scelta dei cibi che portiamo sulle nostre tavole. Vediamo allora cosa ci garantiscono, in pratica, le diverse certificazioni in relazione al nostro concetto di qualità che prevede, lo ricordiamo, la sicurezza, le qualità organolettiche (il gusto) e le qualità nutrizionali. Sicurezza I prodotti certificati (con qualunque certificazione) devono rispettare gli stessi standard di tutti gli altri prodotti alimentari immessi sul mercato. Per quanto riguarda la sicurezza, quindi, le certificazioni di qualità non ci garantiscono nulla in più rispetto agli altri prodotti, a patto che i prodotti rispettino le leggi, ovvero in assenza di frodi alimentari. Dato che le frodi alimentari ci sono e non sono neppure un fenomeno circoscritto, i prodotti certificati ci tutelano maggiormente dal punto di vista della sicurezza. Innanzitutto sui prodotti certificati ci sono più controlli, da parte delle autorità e da parte dei consorzi di tutela. La garanzia riguardo la provenienza dei prodotti (soprattutto di quelli DOP), poi, diminuisce il rischio di frodi soprattutto per quanto riguarda alcuni prodotti sensibili, primo fra tutti l'olio extravergine di oliva. In definitiva possiamo concludere che acquistare prodotti certificati aumenta la sicurezza, soprattutto di alcuni prodotti. In una situazione di scelta ampia e diversificata, dove può essere facile incappare in trabocchetti fatti da produttori disonesti, può essere buona norma sceglliere prodotti certificati per avere una garanzia in più. Ogni categoria di alimento fa storia a sè, quindi consigliamo di andare più a fondo leggendo gli approfondimenti sui singoli prodotti. Qualità nutrizionali Sebbene parlare di alimentazione e salute sia di gran moda e spesso si vede il giornalista di turno che parla delle qualità nutritive dei prodotti alimentari di qualità, in realtà i disciplinari di produzione non considerano gli aspetti nutrizionali del prodotto. Questi possono sì essere aumentati da una produzione di qualità (spesso i metodi di produzione di qualità incrementano alcune caratteristiche nutrizionali), ma non possiamo di certo dire che un prodotto certificato sia, in assoluto, nutrizionalmente migliore di un altro che non lo è. Qualità organolettiche In generale possiamo dire che la maggior parte dei prodotti certificati hanno qualità organolettiche superiori alla media poichè il cosiddetto "forte legame con il territorio" significa in sostanza che quel prodotto ha trovato in quella particolare zona le caratteristiche climatiche e culturali ideali per svilupparsi e di conseguenza è naturale che sia migliore della maggior parte dei prodotti analoghi provenienti da altre zone. Inoltre il disciplinare di produzione più o meno rigido, e i controlli maggiori ci garantiscono un prodotto più "standardizzato" (se è buono lo è sempre!), un vantaggio che di solito ci può garantire solo l'industria alimentare. Bisogna però fare attenzione a non estremizzare questo concetto, perché esistono centinaia di prodotti meritevoli di certificazione ma non certificati. In Italia abbiamo una ricchezza di prodotti infinita, che forma la "cultura alimentare" che tutto il mondo ci invidia. Ogni comune o quasi ha i propri prodotti tipici della tradizione contadina, molti dei quali avrebbero diritto a una certificazione di qualità. Ma ottenerla non è semplice, ci vogliono risorse, capacità organizzativa, e una estensione sufficientemente grande della zona di produzione. Pochi prodotti hanno queste caratteristiche, ma questo non significa che gli altri non siano ugualmente meritevoli (proprio per questo nascono associazioni private come Slow Food). Quando si va in giro per l'Italia e ci si imbatte in prodotti tipici di vario genere, meglio affidarsi al palato e alla propria esperienza e mettere da parte le certificazioni di qualità. Idem quando si acquista presso negozi di fiducia o direttamente dai produttori. Inoltre non è escluso che un prodotto non certificato abbia le stesse qualità organolettiche di uno non certificato, e a un prezzo minore (poichè il produttore non deve accollarsi il costo della certificazione). Possiamo quindi concludere che le certificazioni ci danno una grossa mano per quanto riguarda alcune situazioni e alcuni prodotti specifici. In particolare questo avviene quando la scelta è vasta e non conosciamo i produttori, come al supermercato, e soprattutto per alcuni prodotti per i quali le caratteristiche garantite dalle certificazioni assumono una importanza strategica, come l'olio EVO.

    SLOW Food

    Slow Food è un Movimento Internazionale a sostegno della cultura del cibo e del vino. L’Associazione è stata fondata nel luglio del 1986 da Carlo Petrini, eletto presidente a Bra, in Piemonte. Nel 1989, all’Opéra Comique di Parigi, si riunivano le delegazioni di Slow Food provenienti da tutto il mondo e sottoscrivevano il «Manifesto di Slow Food». Lo scopo di Slow Food è quello di contrapporsi alla tendenza alla standardizzazione del gusto e di difendere la necessità di informazione da parte dei consumatori nel mondo. A tal fine Slow Food ha prodotto un serie di iniziative, atte alla salvaguardia delle produzioni di qualità a rischio di estinzione da un lato, e all'informazione e l'acculturamento degli appassionati di gastronomia dall'altro. Slow Food conta oggi oltre 70.000 iscritti, con rappresentanze nei cinque continenti e sedi in 50 diversi paesi. La rete dei 70.000 associati di Slow Food (la metà dei quali in Italia, a conferma della vocazione enogastronomica degli Italiani) è suddivisa in sedi locali – che si chiamano Condotte in Italia e Convivia nel mondo – che organizzano periodicamente cene a tema, degustazioni di cibi, vino e birra e gite enogastronomiche. Tra le iniziative più importanti di Slow Food l'Arca del Gusto e i presidi sono probabilmente quelli più degni di nota, soprattutto perché possono essere considerati vere e proprie "certificazioni di qualità" non ufficiali ma ugualmente importanti per il consumatore a caccia di prodotti tipici e genuini.